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Attacchi di panico
a cura di Giulia Ballarotto

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Durante un attacco di panico, ci si sente in balìa di un’ansia intollerabile, con sentimenti di apprensione, paura o terrore: si vive un senso di catastrofe imminente, e il corpo manifesta diversi sintomi, tra cui palpitazioni, sudorazione, brividi, tremori, parestesie, sensazione di soffocamento, dolore al petto, nausea, sensazioni di sbandamento, derealizzazione o depersonalizzazione, paura di perdere il controllo o paura di morire.

 

L’attacco di panico arriva come un fulmine a ciel sereno, improvvisamente. È questo il motivo per cui provoca così tanta paura. In realtà però l’attacco di panico ha sempre un fattore scatenante, anche quando non si è in grado di riconoscerlo come tale. Spesso le emozioni legate all’attacco di panico rendono difficile poter comprenderne le motivazioni alla base. Nel rapporto psicoterapico, è possibile comprendere queste motivazioni e le emozioni sottostanti.

 

Dopo aver provato la spiacevole esperienza di un attacco di panico, vi è la paura che questo possa accadere di nuovo. Si innesca, dunque, un circolo vizioso trasformando il singolo attacco di panico in un disturbo di panico. Si apprende così ad avere “paura della paura”. 

 

L'esperienza ci dimostra che chi soffre di attacchi di panico si sente debole ed indifeso, senza carattere e folle agli occhi degli altri. Infatti è tipico provare un senso di avversione per se stessi, non riuscendo a contrastare i sintomi di questo problema e non potendo trasmettere agli altri la verità su cosa si prova. È la "Paura della Paura" la catena che porta disperazione. L’evitamento di tutte quelle situazioni che possono portare a un attacco di panico.

Attualmente, alcune forme (ma non tutte) di disturbi d’ansia sono trattate anche farmacologicamente con una certa efficacia, almeno per quanto riguarda la sintomatologia: questi farmaci infatti agiscono esclusivamente a livello di soppressione del sintomo e non sulle cause della malattia. Questo significa che non appena questi farmaci vengono sospesi i sintomi spesso si ripresentano. Un altro svantaggio di questi farmaci è dato dallo sviluppo di tolleranza (necessità di ricorrere a dosi sempre maggiori) e dal rischio di instaurazione di dipendenza: l’uso infatti dovrebbe essere limitato a brevi periodi. Vi sono diversi trattamenti psicoterapeutici per il trattamento dei disturbi d’ansia: terapie cognitivo-comportamentali, terapie dinamiche brevi, la classica psicoanalisi e la psicoterapia psicoanalitica.  La terapia cognitivo-comportamentale mira da un lato a cambiare gli schemi di pensiero che provocano il disturbo d’ansia e dall’altro a cambiare la propria reazione alle situazioni che scatenano l’ansia.

L’approccio psicoanalitico si muove ovviamente su un terreno diverso: poiché l’ansia non è un disturbo ma un sintomo, per di più sovradeterminato (cioè determinato da più di una causa), e lo psicoterapeuta lavora insieme al paziente per individuarne le cause e dargli significato. Sebbene molto spesso il disturbo d’ansia possa apparire privo di contenuti psicologici e sembri “comparire dal nulla”, ciò che in realtà accade è che, in seguito ad un’attenta analisi, emergano eventi stressanti, che hanno preceduto l’insorgenza dei sintomi. Diversi studi hanno dimostrato l’efficacia della psicoterapia psicoanalitica nel trattamento del disturbo da attacchi di panico.

 

Non deve inoltre mai essere persa di vista l’idea che l’ansia, entro certi limiti, ha una importante funzione adattiva e non deve essere “cancellata”.

La scelta del trattamento psicoterapeutico più appropriato dipende sia dalla situazione clinica che emerge nella fase di valutazione iniziale che dalla motivazione personale del paziente. Alcuni pazienti possono rispondere quasi subito a brevi interventi chiarificatori e quindi non necessitare di trattamenti ulteriori; altri pazienti, i cui sintomi sono circoscritti e le cui risorse personali non sono state intaccate significativamente dal disturbo, possono rispondere positivamente ad un trattamento psicodinamico breve. I pazienti con sintomi più diffusi e con una certa motivazione ad un cambiamento strutturale avrebbero bisogno di una psicoterapia psicoanalitica.

La psicoterapia psicoanalitica rappresenta comunque il trattamento d’elezione per il paziente che ha una particolare inclinazione introspettiva, è motivato a comprendere le cause dei suoi sintomi ed è disposto ad investire in un processo terapeutico il cui esito positivo risulti duraturo e stabile nel lungo termine: l’esplorazione psicoanalitica delle cause dell’ansia infatti accresce il senso di controllo del paziente ed è utile nel prevenire future ricadute.

 

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